22 agosto 2016

Educazione: dal Dizionario Filosofico di Voltaire (1764)

Dialogo tra un Consigliere e un Ex-gesuita (1)

    L’Ex-gesuita:
Signore, vedete il triste stato in cui m’ha ridotto la bancarotta di due commercianti missionari. Non avevo certamente nessun contatto con fratello La Vallette e fratello Sacy (2); ero un povero prete al collegio di Clermont, detto "Luigi il Grande"; conoscevo un po’ il latino e il catechismo che vi ho insegnato per sei anni, senza nessun salario. Appena uscito dal collegio, appena vi siete comprato una carica di consigliere al Parlamento, avendo fatto finta di studiare il diritto, avete dato il vostro voto per costringermi a mendicare il pane fuori dalla mia patria, o per ridurmi a viverci schernito con sedici luigi e sedici franchi all’anno, che non bastano per vestire e nutrire me e la mia sorella sarta ormai invalida. Tutti mi dicono che questo disastro è capitato ai fratelli gesuiti, non solo a causa della bancarotta di La Vallette e di Sacy, missionari, ma perché fratello La Chaise, confessore, era stato un intrigante, e fratello Le Tellier, confessore, un impudente persecutore; ma io non ho mai conosciuto né l’uno né l’altro: costoro erano morti prima ch’io nascessi.
Si sostiene, inoltre, che certe dispute tra giansenisti e molinisti sulla Grazia Versatile e sulla Scienza Media hanno molto contribuito a farci cacciare dalle nostre case, ma io non ha mai saputo che cosa fosse la Grazia. Un tempo, vi ho fatto leggere Despautère e Cicerone, i versi di Commire e di Virgilio, il Pedagogo Cristiano e Seneca, i Salmi di Davide in un latino maccheronico e le odi di Orazio alla bruna Lalage e al biondo Ligurino, flavam religantis comam41, che pettina le proprie bionde chiome. In poche parole, ho fatto quel che potevo per istruirvi bene, ed ecco la ricompensa!
   
    Il Consigliere:
Mi avete dato proprio una bell’educazione; è vero che mi accontentavo del biondo Ligurino. Quando, però, feci il mio ingresso in società, e mi azzardai a parlarne, ci si burlò di me; avevo un bel citare le odi a Ligurino e il Pedagogo cristiano, non sapevo né che Francesco I fosse stato fatto prigioniero a Pavia, né dove si trova Pavia; perfino il paese in cui sono nato mi era sconosciuto; non conoscevo né le leggi principali, né gli interessi della mia patria: neanche una parola di matematica, neanche una parola di sana filosofia; sapevo un po’ di latino e delle sciocchezze.
   
    Ex-gesuita:
Non potevo insegnarvi ciò che non mi era stato insegnato. Avevo studiato, quando avevo quindici anni, nello stesso collegio: a quell’età un gesuita mi turlupinò; diventai novizio, mi fecero rimbecillire per due anni, e poi mi fecero comandare. Vorreste forse che vi avessi impartito l’educazione che si riceve alla Scuola militare?
   
    Consigliere:
No, bisogna che ognuno impari presto tutto ciò che può permettergli di avere successo nella professione cui è destinato. Clairaut era figlio di un maestro di matematica; non appena imparò a leggere e a scrivere, suo padre gli illustrò la propria arte; egli divenne un buonissimo geometra a dodici anni; successivamente apprese il latino, che non gli servì mai a nulla. La celebre marchesa du Châtelet in un anno imparò il latino, e lo sapeva benissimo, mentre noi venivamo tenuti sette in collegio per farci balbettare quella lingua, senza mai parlare alla nostra ragione.
Quanto allo studio delle leggi, nel quale entriamo dopo esserci congedati da voi, era ancora peggio. Io sono di Parigi, e per tre anni mi vengono fatte studiare le leggi dimenticate dell’antica Roma; la mia legge consuetudinaria mi basterebbe, se nel nostro paese non ci fossero centoquarantaquattro consuetudini diverse.
All’inizio, ascoltai il mio professore che iniziò distinguendo la giurisprudenza in diritto naturale e diritto delle genti: il diritto naturale è comune, secondo lui, agli uomini e agli animali; mentre il diritto delle genti è comune a tutte le nazioni, di cui qualcuna è in disaccordo con i propri vicini.
In seguito, ci parlarono della legge delle dodici Tavole, presto abrogata presso coloro che l’avevano promulgata; dell’editto del pretore, quando non abbiamo pretori; di tutto ciò che concerne gli schiavi, quando non abbiamo schiavi domestici (almeno nell’Europa cristiana); del divorzio, quando il divorzio non è ancora entrato in vigore tra noi, ecc., ecc., ecc.
Mi accorsi ben presto che mi stavano calando in un abisso dal quale non avrei mai potuto uscire. Vidi che mi era stata data un’educazione del tutto inutile per regolarmi in società.
Confesso che la mia confusione è raddoppiata quando ho letto le nostre ordinanze; ne esistono per l’equivalente di ottanta volumi, tutte in contraddizione tra loro: quando giudico, sono costretto a rimettermi a quel po’ di buon senso e di equità che la natura mi ha concesso; e con questi due aiuti mi sbaglio quasi sempre.
Ho un fratello che studia teologia per diventare gran vicario; lui si lamenta ancora di più della propria educazione: deve perdere sei anni per stabilire se esistono nove cori di angeli, e qual è l’esatta differenza tra un trono e una dominazione; se, nel paradiso terreste, il Pisone si trova a destra o a sinistra del Ghicon [Gn 2, 11-13]; se la lingua in cui il serpente ebbe alcune conversazioni con Eva fosse la stessa di cui si servì l’asina con Balaam [Gn 2, 1-5; Nm 22, 28-30]; come poteva Melchisedech essere nato senza padre né madre [Gn 14, 18]; dove dimora Enoch che non è morto [Gn 5, 24]; dove si trovano i cavalli che trasportarono Elia in un carro di fuoco, dopo ch’egli ebbe separato le acque del Giordano con il proprio mantello, e quando costui tornerà per annunciare la fine del mondo [2Re 2, 7 e 11]. Mio fratello dice che tutti questi problemi l’imbarazzano alquanto, e non hanno ancora potuto procurargli un canonicato di Notre-Dame, su cui noi contiamo.
Vedete, detto tra noi, che la maggior parte degli insegnamenti che riceviamo sono ridicoli, e che quelli che vengono impartiti nell’ambito delle arti e dei mestieri sono infinitamente migliori.

    Ex-gesuita
D’accordo, ma io non ho di che vivere con i miei quattrocento franchi, che fanno ottantadue soldi al giorno; mentre un certo tizio, il cui padre era un lacchè, ha trentasei cavalli nella propria scuderia, quattro cuochi e nessun cappellano.

    Consigliere
E allora? Vi do altri quattrocento franchi di tasca mia: e questo non l’ho imparato da Jean Despautère nel corso dei miei studi.

Voltaire, Educazione in Dizionario Filosofico. Bompiani (2013)
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Note:
(1) l'ex-Gesuita è stato insegnante del Consigliere
(2) nel 1764 in Francia il re, su pressione del Parlamento, firmò l'editto per la soppressione dell'ordine religioso dei Gesuiti. La vicenda aveva avuto inizio a seguito della bancarotta della potente missione commerciale in Martinica del padre gesuita Antoine La Vallette.