16 settembre 2012

Agosto in Siria: tra massacri veri e cattiva informazione

In questa guerra le immagini vengono prima di ogni commento. Gli inviati che vanno a vedere cosa succede rischiano la vita o muoiono. Io, da dietro uno schermo, non posso prendere immediatamente per vero quel che dicono analisti e opinionisti i quali si informano, a loro volta, proprio come me, unicamente leggendo blog o seguendo AlJazeera. 



Alcuni video per avere un'immagine dell'entità della guerra contro la popolazione. I tweet sono di Zilal1 e chiunque può cominciare a seguirlo. Che cosa è successo a Idlib il 28 agosto scorso?


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Come abbiamo visto dai tanti filmati apparsi su youtube ad agosto, l'impiego degli aerei per bombardare le città (Aleppo, Damasco, Idlib) si è fatto abituale. Sulla stampa italiana si è sentito ripetere però il mantra per cui le immagini "non possono essere verificate". In molti hanno paura che si tratti di un set cinematografico grande come una nazione, con 20 milioni di comparse.
Segnaliamo, in controtendenza, le prese di posizione, motivate e coraggiose di Domenico Quirico della Stampa che ha parlato contro i massacri e i loro autori prima che "contro la guerra".

La disinformazione prende a volte una forma pericolosa: è il caso della giornalista Alix Van Buren, ospitata da Repubblica che, dopo i 500 morti del 25-26 agosto scrive (La Repubblica 27.8.2012): "come in passato, è probabile che anche per Daraya non si riesca a stabilire la verità. Nessuna organizzazione indipendente è rimasta sul terreno a indagare."
Purtroppo ci sono qui due bugie (non sviste) in due righe. Infatti "il passato" include, per lo meno, le stragi di Houla e di Qubair, dove ONU, BBC e Human Right Watch hanno testimoniato le responsabilità dell'esercito regolare e dei paramilitari (shabiha). Quanto alle organizzazioni indipendenti di cui la Van Buren parla: anche se è vero che i caschi blu hanno fatto fagotto, network come ITV,  AlJazeera e SkyNews sono ancora in Siria. E Human Right Watch, di cui abbiamo ripreso anche qui nel blog un  video, ha testimoniato, verificato, filmato da Azaz, sul posto, dopo il feroce bombardamento a tappeto su case e condomini.

Analizziamo che cosa scrive, da vera "amica della Siria", la Van Buren su Repubblica sempre del 27 agosto:
Edward, militante di Aleppo, esprime quel che si ascolta sempre più spesso [viene aggiunta una valutazione sui fatti senza portare giustificazioni e la si fa oltretutto passare per cosa nota]:
"La gente di Damasco e di Aleppo comincia a detestare entrambe le parti: seminano tutte e due distruzione gratuita, senza riguardo per la vita dei civili." I metodi dei ribelli [non si dice quali metodi], la presenza di stranieri nei loro ranghi [si supporta la versione ufficiale del Governo che ha accusato potenze straniere di aver sobillato la rivolta], le distruzioni alla Cittadella di Aleppo [che è stata presa di mira dall'esercito regolare con elicotteri di cui i ribelli non dispongono], alienano in parte il sostegno ai miliziani" 
Poco importa che sia ancora da chiarire in che percentuale la popolazione sia apertamente schierata con i ribelli o invece spettatrice o contraria, nelle diverse città del Paese e ad Aleppo.
Il messaggio che si vuol far passare è quello che le due parti sono entrambe equamente colpevoli e responsabili. Ecco la versione della Van Buren che questo blog, modestamente ma chiaramente, vuole denunciare.
La testimonianza di un civile citata,  inoltre, (e vogliamo credere che tale testimonianza sia stata effettivamente raccolta) viene trattata come rappresentativa dell'opinione di tutta la popolazione. Strategia che ricordiamo ancora dai gloriosi TG4 di Emilio Fede.
Ecco quindi come viene ricostruito il conflitto siriano: i carnefici diventano "combattenti", la popolazione "vittima di entrambe le parti". Le tattiche di guerra dei ribelli equiparate ai massacri punitivi e di massa del regime. Perfino il fatto che l'esercito di Assad abbia reso la Citadel of Aleppo un bersaglio viene attribuito ai ribelli.
Per finire con il capovolgimento dei sostantivi: il termine miliziani, che finora ha denotato la forza paramilitare degli shabiha, viene usata per i ribelli. Forse che un po' di confusione non guasta? O forse che sarebbe stato un po' troppo evidente chiamarli terroristi (come fa Assad)?

Per quanto ne so, per quanto ho letto, capito e visto (sì, perché guardare i filmati su youtube e seguire attivisti e giornalisti freelance che twittano da sotto le bombe richiede tempo e allora meglio fare altro e dire poi che questi video, che non si son visti, non valgono niente, perché non sono "verificabili")... per quanto è stato raccolto in questo blog, la situazione, la dinamica degli avvenimenti, i morti, le esplosioni, le torture..... tutto sta succedendo all'opposto di come Alix Van Buren vuole far credere al lettore medio di Repubblica. 
Non c'è quasi bisogno di andare a verificare se effettivamente questa donna abbia legami personali con il portavoce di Assad.

La cattiva informazione fornita dal giornale di Scalfari/Mauro l'abbiamo già denunciata qui e poco aggiunge ricordare che a luglio ad Assad è stata data una pagina intera con una intervista non commentata, non contestualizzata. Cosa mai concessa nemmeno a Berlusconi.
Criminali di guerra ringraziano Repubblica complice.