2 giugno 2012

Valori e disvalori (un punto di vista socio-psicologico)


Che cos’è un valore?
Qualcosa in cui la gente crede. O qualcosa in cui io, anzitutto, credo? La gente crede a tante cose, dopotutto…  cioè, un valore è qualcosa che io devo ritenere importante.
Si crede nell’onestà, nella fiducia, nel rispetto. Si crede, ma anche si cerca di agire nel rispetto di certi principi. Valore è un punto di riferimento, dunque.

 Ma davvero c’è sempre una relazione diretta tra i valori che diciamo di sostenere e il modo in cui ci comportiamo?
Veniamo all’onestà: quanti di noi rispettano ostinatamente i 70 Km/h su strada extraurbana quando il traffico è scarso in un pomeriggio d’estate? Forse non tutti… d’altra parte ben diverso sarebbe però violare i 50km/h in città. Perché?
Andare troppo veloce in città diventa immediatamente pericoloso per chi guida e  per chi il pedone che ci attraversa la strada.
Allora in questo caso un valore è come un confine entro il quale è bene mantenersi.
E’ bene… per chi? Solo per me? O per me e per tutti?
E non sarebbe forse meglio dire utile anziché bene?  

Un valore è qualcosa che è utile rispettare, che ci orienta nelle nostre azioni. E’ qualcosa in cui crediamo e quindi ci ritroviamo dentro. Ma è qualcosa che non abbiamo inventato da soli, nessun valore è nato con noi.
Un valore parte sempre dal mondo sociale, dal mondo delle relazioni tra le persone. Nel nostro semplice esempio, dalla necessità di regolare la circolazione stradale, ovvero le “interazioni” tra automobilisti e pedoni. Per proteggere chi va per strada (e in specialmente chi va a piedi).


Eppure è vero che un valore è anche qualcosa che “sento” dentro.
Se corro a 60 km/h allora in centro abitato avverto una spiacevole sensazione di insicurezza che “automaticamente” mi fa sollevare il piede dall’acceleratore. Ho paura. Pur senza riflettere, è come se avessi presente che possono esserci conseguenze serie per quello che sto facendo. Quindi rallento e non ho più paura di investire nessuno.

Effettivamente, a questo livello, ho interiorizzato il rispetto dei limiti di velocità. Forse ho sempre guidato piano o forse un giorno guidavo distratto e c’è mancato poco che non vedessi quella biciletta senza fanale…. Fatto sta che ad un certo punto ho capito che cosa poteva succedere (o l’ho visto succedere ad altri) e ho cominciato a sentire in un certo modo rispetto al solo pensiero di correre troppo.
Un valore (sociale) è diventato un fatto privato, individuale.